Pensando a come sintetizzare al meglio gli sviluppi finanziari di questi primi mesi, ho pensato di utilizzare la metafora della Safety Car. Quest’ultima è utilizzata per mettere in sicurezza i piloti in caso di gravi incidenti o condizioni metereologiche particolarmente avverse.
Ebbene a fine 2018, dopo 12 mesi di gravi incidenti, la confusione all’interno del circuito finanziario aveva raggiunto il suo punto di massimo. I mercati erano in forte ribasso (la borsa americana aveva registrato un calo di oltre 10 punti percentuali in un solo mese), Trump era sul piede di guerra verso la Cina e Xi prometteva ritorsioni. Il tutto era accompagnato da timori di una Hard Brexit e da una legge di bilancio all’italiana.
Nello scenario così delineato le Banche Centrali non si sono fatte attendere e ad inizio 2019 sono scese in pista assolvendo al ruolo di Safety Car dei mercati.
FED e BCE hanno così annunciato una nuova roadmap allontanando lo spettro di nuovi rialzi dei tassi d’interesse e garantendo al mercato supporto con tutti gli strumenti a loro disposizione.
Agli annunci effettuati dalle Banche Centrali sono seguite notizie positive sia sul fronte Brexit sia sul fronte dazi.
In particolare si è allontanato (seppur in via temporanea) lo scenario di Hard Brexit. L’UE infatti ha concesso alla May altri 6 mesi per far approvare al parlamento UK le misure concordate. Monitoriamo la situazione non escludendo colpi di scena alle elezioni europee di maggio.
Sul fronte dazi la diatriba USA – Cina sembrerebbe superata, nei giorni scorsi infatti il segretario americano del Tesoro Steven Mnuchin ha dichiarato che Cina e Stati Uniti sono sempre più vicini ad un accordo. Sembrerebbe che i negoziatori Usa hanno rinunciato alle richieste avanzate al governo cinese di riduzione degli aiuti di stato al settore industriale, tema che impediva alle trattative di sbloccarsi.
Non tutte le notizie tuttavia sono state positive. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) infatti ha evidenziato nel World Economic Outlook di aprile un rallentamento generalizzato della crescita economica di tutti i principali paesi, in particolare sono stati rivisti a ribasso i tassi di crescita del PIL di Europa (dall’1,8% all’1,3%) e USA (dal 2,9% al 2,3%). E’ stata rivista a ribasso anche la crescita del PIL italiano riducendo la stima dallo 0,6% allo 0,10%.
Il recupero dei mercati quindi è da ascrivere alle azioni operate dalle Banche Centrali e non ad un miglioramento dello scenario macro-economico. Manteniamo quindi un approccio prudente in attesa di analizzare le prime trimestrali del 2019.
Colgo l’occasione per augurarvi una buona Pasqua.
Mauro Savoldelli